Valutazione psicodiagnostica

“In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società,per dirsi civile, dovrebbe accettar tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, per tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.” Franco Basaglia

Valutazione psicodiagnostica

Lo psicologo attraverso il colloquio clinico accoglie ed esplora questione relative a vissuti e problematiche che emergono in alcuni momenti della vita del soggetto. Nel colloquio si esplorano la storia e i fattori che possono aver contribuito all’insorgenza del disturbo o della condizione attuale di sofferenza.

La diagnosi psicologica è un processo che integra diverse informazioni, per questo motivo lo psicologo non opera solo attraverso il colloquio clinico ma anche attraverso l’utilizzo di test psicologici che indagano diverse aree della personalità o funzioni cognitive (ad esempio attraverso test di personalità, test di livello, test che valutano funzioni cognitive) che completano ed integrano le informazioni raccolte durante i colloqui, permettendo la valutazione di funzioni o caratteristiche specifiche di personalità. Il tipo di tecniche e strumenti da utilizzarsi variano di volta in volta, in base al contesto e agli obiettivi della valutazione, all’età e al tipo di eventuali difficoltà dei soggetti che vengono valutatati.

La valutazione psicodiagnostica permette di formulare un’ipotesi e costruire un profilo globale del funzionamento psichico del paziente, integrando i risultati emersi alle informazioni e alle questioni emerse durante il colloquio clinico, l’osservazione e la raccolta anamnestica. Attraverso i test psicodiagnostici è possibile costruire relazioni sulle problematiche emerse e utili rispetto alla progettazione di interventi terapeutici efficaci.

La valutazione psicodiagnostica è parte del processo diagnostico ma la formulazione di una diagnosi non deve essere intesa come una mera etichetta data al paziente, ma come una “bussola” che orienta la comprensione non solo del clinico ma anche del paziente, rispetto alle sue questioni soggettive: l’attenzione non è solo per il sintomo ma per il funzionamento psichico del soggetto.

La valutazione psicodiagnostica di un adolescente è un processo che non si esaurisce solo in un inquadramento nosografico ma diventa il punto di partenza per la costruzione di un’alleanza e di un possibile lavoro insieme. La diagnosi non è una etichetta che si appone all’adolescente, bensì una descrizione dinamica di una modalità di funzionamento, sempre passibile di cambiamento nel tempo.